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Sintesi dei papers

La leadership scolastica e l’equità educativa

Leading for Equality in a Changing Europe
Prof. Jacky Lumby
University of Southampton, Regno Unito
2013
Articolo per seminario
Pagine: 10

In questi anni l’Europa sta fronteggiando una crisi educativa. La persistente impasse finanziara, il conseguente impoverimento della popolazione e l’adozione di politiche di austerità hanno fatto sì che l’immigrazione aumentasse rapidamente. Nelle scuole, la proporzione dei bambini stranieri per nascita o nati da genitori stranieri supera presentemente il 10% in Germania, Francia, Belgio, Olanda e Svezia, ed il 20% in Svizzera e in Lussemburgo. Nonostante le dichiarazioni pronunciate in diversi contesti politici sull’importanza dell’equità educativa, diversi studi dimostrano che svariati segmenti della popolazione della scuola pubblica sperimentano quotidianamente atteggiamenti discriminatori.

Dopo aver presentato tale situazione, Jacky Lumby fornisce una definizione del concetto di “equità” estremamente interessante: il comportamento “equo” non consiste nel riservare a tutti i bambini un’identità di trattamento in nome di una parità di diritti astratta, ma al contrario nel cercare di comportarsi con ogni alunno in funzione di ciò che l’alunno stesso, la sua famiglia e il suo generale contesto culturale ritengono giusto. Inteso in questo senso, il concetto di “equità” richiama più la nozione di diversità che non quella di uguaglianza, ed implica una varietà di scale di valori piuttosto che un’unica serie di diritti.

Jacky Lumby prende poi in esame le cause della diffusa mancanza di equità nell’ambito del settore educativo europeo. Nonostante tra i lavoratori addetti alla scuola sia opinione diffusa che le carenze in questo senso siano dovute a circostanze inevitabili ed estrinseche al sistema scolastico, diversi studi dimostrano invece come le scuole e gli staff scolastici svolgono una parte importante nel creare, mantenere o aumentare l’inequità educativa. Infatti, nonostante il personale della scuola possa essere effettivamente animato dalle migliori intenzioni, si trova di fatto sottoposto a pressioni molteplici, che spingono a privilegiare sopra ogni altra considerazione la tutela degli studenti presentemente avvantaggiati, in modo che non subiscano alcun danno dalla mutata situazione. Il trattamento di quanti percepiti in deficit viene quindi gestito in maniera discreta, attraverso l’adozione di sottili strategie di discriminazione. Jacky Lumby presenta diversi esempi di tali strategie:

  • La creazione di classi specifiche per gli studenti valutati con capacità minori, alle quali per di più vengono spesso assegnati gli insegnanti meno preparati o con minore esperienza.
  • L’assunzione di insegnanti dedicati alla gestione delle minoranze linguistiche.
  • L’esclusione dei bambini che si comportano in modi considerati inaccettabili.
  • L’adozione di percentuali fissate per limitare l’ingresso di studenti percepiti come problematici.

Eppure, nonostante la mancanza di equità educativa assuma forme molteplici ed abbia cause complesse, i leaders scolastici hanno la possibilità di ridurre le disparità di trattamento in ambito educativo. Jacky Lumby passa in rassegna un’ingente letteratura critica corroborata da studi sul campo che può sostenere il leader scolastico nella sua opera di contrasto della discriminazione (vedi bibliografia in inglese). In generale, le buone pratiche suggerite ai leaders educativi hanno come punto di partenza l’informazione e l’auto-consapevolezza, intesa come vaglio critico dei propri assunti di partenza, e possono essere raccolte all’interno di tre tipologie di azione:

  • La “Redistribuzione” delle risorse.
  • La “Ricognizione” dei contesti a rischio.
  • L’agevolazione della “Partecipazione” di ognuno alla comunità.