Control or autonomy: What opportunities and challenges are being created for school leaders by current trends in the governance of education?
Prof. Philip A. Woods
University of Hertfordshire, Regno Unito
Aprile 2012
Articolo per seminario
Pagine: 3
“I leaders scolastici sono liberi di prendere decisioni professionali nell’interesse della crescita e dell’apprendimento degli studenti? O rappresentano piuttosto agenti di autorità superiori, impegnate nel dare forma alle giovani generazioni seguendo principi educativi indiscutibili?” Con queste domande si apre l’articolo di Philip Woods, che nel corso del testo risponde in maniera articolata. Assunto iniziale dell’articolo è che, nonostante le profonde differenze nazionali e locali, il mutato atteggiamento delle autorità nei confronti dei leaders educativi riveste due caratteristiche fondamentalmente comuni a tutta l’Europa:
1. L’enfasi posta sull’educazione intesa come mezzo per generare un’economia più competitiva, ovvero finalizzata alla preparazione di giovani che rispondano ai bisogni di datori di lavoro privati e non.
2. La ricerca di mezzi con cui sia possibile aumentare i rendimenti valutabili dell’educazione, rendimenti che vengono ora privilegiati a discapito di concezioni dell’educazione più complesse.
Nella nuova situazione, le scuole posseggono per certi versi un’autonomia maggiore rispetto a prima, ma i leaders educativi sono considerati come agenti di un cambiamento finalizzato al raggiungimento di obiettivi economici, ovvero sono visti come “innovatori la cui creatività è ristretta al cercare tecniche e costruire culture asservite ad una visione impoverita di che cosa significa essere una persona istruita” (p.1).
La domanda iniziale diviene allora: quanta libertà possiede un singolo leader scolastico all’interno delle richieste, dei confini e delle opportunità che gli offre un tale sistema? Philip Woods discute diffusamente tale questione, affrontando la problematica generale del rapporto tra individuo e struttura, e declinandola in particolare rispetto alla libertà d’azione del leader scolastico e alle specifiche tipologie di vincoli che incontra la sua attività. La risposta rappresenta una soluzione di compromesso: il leader scolastico dovrà aspirare ad essere coerente con i propri ideali educativi pur prendendo in considerazione gli obblighi imposti al suo ruolo dalla società; anzi, una parte importante del suo compito consiste proprio nel comporre la tensione che sorge inevitabilmente tra i due elementi.
Philip Woods conclude il testo affermando che la libertà effettiva non rappresenta un attributo del singolo, ma consiste piuttosto in una conquista raggiunta cooperativamente con l’aiuto di altri: “la forza proviene dalla co-leadership piuttosto che dall’azione di un individuo” (p.3). Non si dovrebbe quindi porre la questione in termini di autonomia del leader scolastico, poiché è un approccio che porta a focalizzarsi sul leader individuale e quindi necessariamente a fare affidamento su un personalismo di tipo “managerialistico”. Si tratta piuttosto di ricercare un modello di leadership che lavori creativamente in funzione delle opportunità e dei vincoli che giungono dall’interno e dall’esterno della scuola. Ciò vale anche per il rapporto del leader educativo con le direttive istituzionali e con la corrente concezione dell’educazione cui si accennava all’inizio, di cui il leader deve tenere conto anche se ciò dovesse significare porsi in tensione rispetto ad esse.